Emmanuele Menicucci Pubblicato il 17/11/2020

La Costa dei Trabocchi si estende per oltre sessanta chilometri unendo in un paesaggio unico diversi paesi del litorale: Francavilla al Mare, Ortona, San Vito Chetino, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro, Casalbordino, Vasto, San Salvo.

Una delle attrattive principali se vi state chiedendo cosa vedere in Abruzzo per una vacanza sul mare.
 

Etimologia e Storia dei Trabocchi

Sull’origine del loro nome, in dialetto “travocche”, esistono diverse teorie: secondo alcuni proviene dal latino trabs (legno, albero, casa); per altri dal “trabocchetto” che si tende al pesce durante la pesca; per altri ancora dalla tecnica di costruzione conficcando i pali tra gli scogli, “tra i buchi”; infine da “trabiccolo” usato nei frantoi per spremere le olive e che ricorda l’argano situato sul trabocco

Sono presenti altrettante ipotesi sulla loro nascita, anche se molti storici ne attribuiscono la paternità ai Fenici.

Tra i documenti più antichi in cui vengono menzionati troviamo “Vita Sanctissimi Petri Celestini” conservato nella Biblioteca Marciana di Venezia. L’opera narra della permanenza di Pietro da Morrone presso il Monastero di San Giovanni in Venere tra 1240 e il 1243 e descrive le passeggiate di quest’ultimo al belvedere per osservare la costa “punteggiata di trabocchi”

Altre ipotesi giungono dal lavoro di ricerca condotto da Pietro Cupido attraverso la raccolta delle testimonianze dei pescatori del posto. Secondo la narrazione orale, nel 1967, l’area è stata colpita da un terribile maremoto che causò 17.000 vittime. In seguito la costa fu teatro di un importante flusso migratorio di artigiani, falegnami, fabbri provenienti con le loro famiglie dalla Francia che si insediarono tra San Vito e Rocca San Giovanni intorno al 1630 dando vita ai primi esemplari di Trabocchi. 
 

Un’antica struttura in legno utilizzata per la pesca

I Trabocchi sono caratterizzati da una piattaforma protesa sul mare e ancorata alla roccia attraverso grandi tronchi, dalla quale si innalzano due o più braccia dette “antenne” che sostengono un’ampia rete a maglie strette, la cosiddetta “bilancia”.

La struttura si presenta in legno di pino d’Aleppo, materiale molto diffuso nel medio Adriatico. La sua elevata resistenza infatti lo rende particolarmente adatto alle raffiche di maestrale che battono su questo lato della costa. 

La tecnica di pesca utilizzata si basa sull’intercettare i flussi dei pesci con le grandi reti. La “bilancia” viene calata in acqua dagli argani e successivamente tirata su per recuperare il pescato. Sul Trabucco operano di norma quattro uomini, di cui almeno due incaricati di gestire gli argani preposti alla manovra della rete.
 

I Trabocchi oggi: dalla pesca al turismo

Nel corso degli anni la loro struttura ha subito profonde modificazioni. Dal secondo dopoguerra sono stati interessati da un progressivo abbandono a causa delle migrazioni e della trasformazione dell’economia del territorio, interessata da un processo di industrializzazione. 

Le circostanze che ne hanno segnato la loro rinascita sono la dismissione della ferrovia, che ha lasciato il passo ad una delle piste ciclabili più belle d’Italia, e la manifestazione di Cala Lenta, giunta nel 2019 alla decima edizione.

Oggi i trabocchi non sono più strutture destinate alla pesca di sussistenza ma ottimi ristoranti che hanno adeguato le strutture alle nuove esigenze e in cui è possibile gustare le prelibatezze della cucina di mare abruzzese.