Emmanuele Menicucci Pubblicato il 21/10/2020

Tra le meraviglie che offre l’Abruzzo emerge la Majella, il secondo massiccio montuoso più alto degli Appennini dopo il Gran Sasso d’Italia. Si trova nell'Appennino centrale abruzzese, al confine tra le province dell'Aquila, Pescara e Chieti, e la sua cima più alta è rappresentata dal Monte Amaro che raggiunge i 2.793 metri.

Rispetto al Gran Sasso, è molto meno rocciosa ed è caratterizzata dalla presenza di una flora variegata, si avvicina quindi alle caratteristiche degli altri massicci montuosi appenninici, sebbene anche queste aree non siano prive di zone aspre tipiche dell’alta montagna. 

La Majella, nonostante si trovi più a sud del Gran Sasso, presenta condizioni favorevoli per lo sviluppo e la conservazione di vaste formazioni nevose. I suoi nevai infatti sono presenti per quasi tutto l’anno e la rendono un’importante riserva di approvvigionamento idrica.
 

Da dove nasce la leggenda della Bella Addormentata d’Abruzzo

Le sue caratteristiche morfologiche, e in particolare il suo profilo da donna, l’hanno resa famosa in tutto il mondo come la Bella addormentata d’Abruzzo

Ed è proprio da qui che prende origine la leggenda della ninfa Maja che ancora oggi è capace di incantare chiunque ne venga a conoscenza.

Maja, la ninfa più bella delle Pleaidi, era la figlia più grande di Atlante e Pleione, e madre del gigante Ermes, figlio di Zeus.  

In seguito a delle gravi ferite riportate da Ermes in battaglia, Maja fuggì dalla Frigia e, dopo un lungo viaggio, si addentrò nel Gran Sasso alla ricerca di un’erba miracolosa che avrebbe potuto salvare il figlio. 

Tuttavia in quel periodo la montagna era totalmente coperta di neve e Maja non riuscì a trovare le erbe curative che avrebbero potuto salvare la vita al figlio. Al suo ritorno nella grotta trovò il figlio senza vita e sovrastata dal dolore, lo seppellì sul Gran Sasso.

Disperata vagò per le montagne e dopo un lungo cammino si accasciò esanime sul monte che oggi porta il suo nome, la Majella. I pastori, che trovarono il corpo, impietositi dalla sua storia straziante, la seppellirono con delle ricche vesti, vasi preziosi, fiori ed erbe aromatiche.

Da quel momento è possibile scorgere, guardando la montagna, il profilo di una donna che impietrita dal dolore si rivolge verso il mare.

La gente del luogo narra che tutt’oggi, quando il vento sfiora le pareti delle montagne, è possibile udire i lamenti disperati di una madre in lacrime per la perdita del figlio.